lunedì 27 maggio 2013

Un salto nell'antica Roma

Il mio intento quest'oggi è di parlarvi di qualche curiosità sull'esercito romano, mostrandovene le tecniche, la furbizia, l'ingegno, e l'efficienza. 
Anche se in questo caso si tratta di tecniche belliche, a chi non farebbe piacere un piccolo salto nel nostro glorioso passato ?

L'esercito romano fu l'insieme delle forze militari terrestri e di mare che servirono Roma antica, nella serie di campagne militari che caratterizzarono la sua espansione, dall'epoca dei sette re, alla Repubblica romana, all’epoca imperiale e fino al definitivo declino.

'' [...] riguardo alla loro organizzazione militare, essi hanno questo grande impero come premio del loro valore, non come dono della fortuna. Non è infatti la guerra che li inizia alle armi e neppure solo nel momento dei bisogno che essi la conducono [...], al contrario vivono quasi fossero nati con le armi in mano, poiché non interrompono mai l'addestramento, né stanno ad attendere di essere attaccati. Le loro manovre si svolgono con un impegno pari ad un vero combattimento, tanto che ogni giorno tutti i soldati si esercitano con il massimo dell'ardore, come se fossero in guerra costantemente. Per questi motivi essi affrontano le battaglie con la massima calma; nessun panico li fa uscire dai ranghi, nessuna paura li vince, nessuna fatica li affligge, portandoli così, sempre, ad una vittoria sicura contro i nemici [...]. Non si sbaglierebbe chi chiamasse le loro manovre, battaglie senza spargimento di sangue e le loro battaglie esercitazioni sanguinarie. ''
(Giuseppe Flavio, La guerra giudaica, III, 5.1.71-75.)

La superiorità romana nelle imprese belliche era dovuta a vari fattori: la perfetta organizzazione, il continuo addestramento, il cambiamento innovativo dei mezzi e delle armi, la diversità dei luoghi o del nemico, che portavano ad apprendere o ad inventare tecniche e strategie sempre nuove. Il tutto era condotto con estrema consapevolezza, razionalità e creatività. 

Il cittadino romano sentiva parlare sin da piccolo delle incredibili gesta di padri, nonni, avi; al che, sin dall'infanzia veniva addestrato alla vita militare; studiava arte militare e trascorreva 10 anni di formazione negli accampamenti e sui campi di battaglia. 
Tutti gli uomini della penisola erano chiamati alle armi. Dai 17 ai 45 anni erano destinati alle guarnigioni mobili per il pronto impiego nei luoghi richiesti, dai 45 ai 60 erano destinati alle guarnigioni territoriali per presidiare le città in tempo di guerra.

Le tecniche di questo periodo erano molto simili a quelle di altri popoli italici, in particolare ai Latini, di cui Roma faceva parte, e non dovevano essere di sicuro migliori di quelle utilizzate nella vicina Magna Grecia. Si trattava di un combattimento semplice ma violento, non particolarmente ordinato, tra poche centinaia di uomini dei vicini villaggi, che poteva durare anche pochi minuti, difficilmente alcune ore.Vi era poi la consuetudine di lanciare un potente grido di guerra per intimorire l'avversario, prima dello scontro. A ciò si aggiungeva il fatto che spesso, sempre per scoraggiare il nemico, venivano battute le aste o le spade contro gli scudi generando un grande fragore: questo donava anche la sensazione di un esercito molto numeroso, ben armato, e potente.

Ora sulla base dei recenti ritrovamenti archeologici si è potuto notare che il primo esercito romano, quello di epoca romulea, era costituito da fanti che avevano preso il modo di combattere e l'armamento dalla civiltà villanoviana della vicina Etruria. I guerrieri combattevano prevalentemente a piedi con lance, giavellotti, spade, pugnali ed asce; mentre solo i più ricchi potevano permettersi un'armatura composta da elmo e corazza, gli altri una piccola protezione rettangolare sul petto, davanti al cuore, delle dimensioni di circa 15 x 22 cm.

Il combattimento, in verità, prevedeva, sulla base delle tradizioni omeriche, una serie di duelli tra i "campioni" dei rispettivi schieramenti, in genere tra i guerrieri più nobili, dotati di maggior coraggio e abilità (ad esempio l'episodio tramandatoci degli Orazi e Curiazi), equipaggiati con il miglior armamento. I patrizi ed i loro clienti più ricchi, combattevano in prima linea, i soli a potersi permettere armature, scudi, spade, elmi di qualità, oltre ad una cavalcatura. 
L'esercito di Romolo, descritto da Tito Livio, potrebbe essere stato, quindi, un'anticipazione di quello di epoca successiva di Servio Tullio. Secondo Livio, infatti, sarebbe stato Romolo a creare, sull'esempio della falange greca, la legione romana, formata da 3.000 fanti e 300 cavalieri. La legione si disponeva su tre file, con la cavalleria ai lati. Ogni fila di 1.000 armati era comandata da un tribunus militum, mentre gli squadroni di cavalleria erano alle dipendenze dei tribuni celerum.

Formidabili l'esperienza e le tecniche dei Romani in fatto di guerra d'assedio. Essi erano in grado di isolare rapidamente i luoghi da assediare. Vi costruivano intorno un'ampia cerchia di fortificazioni, realizzavano terrapieni che diventavano, piattaforme su cui si innalzavano le macchine da guerra: alte torri mobili per avvicinarsi alle mura nemiche; arieti - travi con testa di metallo, sospesi entro tettoie mobili - per aprire brecce nelle mura; catapulte e baliste per scagliare grossi dardi e proiettili di ogni genere.
Il soldato romano era in grado di fare lunghe marce, procedendo con una buona velocità e con un pesante bagaglio che si aggirava sui 40 kg. Ogni legionario portava infatti con sè le armi e le attrezzature per l'accampamento, nonchè viveri per 15 giorni e oltre. Partendo da Roma, le legioni erano in grado di raggiungere Brindisi in 15 giorni, Colonia in 67, Antiochia in 124, compresi i 2 di navigazione. Questa velocità di trasferimento delle truppe, straordinaria per il mondo antico, era possibile grazie anche al fitto ed efficiente sistema viario che nella storia di Roma ha sempre ricoperto una decisiva importanza strategica.

Oltre all'Italia l'Africa, la Spagna, la Gallia, la Britannia erano percorse da una fitta rete di vie di comunicazione che, nate come strumenti di dominio, svolsero poi anche una fondamentale funzione civilizzatrice.

Quando le truppe romane marciavano in un territorio nemico, ogni sera le legioni, anche per la sosta di una sola notte, scavavano un campo trincerato secondo un modello ricorrente: di forma quadrata, era circondato da un fossato, protetto da una trincea (vallum) realizzata con la terra scavata dal fosso e con una palizzata. Il campo aveva quattro porte, una per lato: la pretoria, di fronte al nemico, la decumana dalla parte opposta, mentre le altre due si chiamavano principali.

In epoca imperiale l'estensione dei confini impose la necessità di un esercito permanente, perciò la leva si basò su coscrizione volontaria, costituendo un esercito professionale, necessario perchè la sopravvivenza dell'Impero non poteva essere salvaguardata da truppe occasionali.

Nei periodi di pace i soldati venivano impiegati non solo nella costruzione e nella manutenzione di apprestamenti militari, ma anche in lavori di pubblica utilità. Ogni legione aveva nel suo organico degli specialisti, genieri, capaci non solo di edificare o abbattere mura e fortificazioni, ma anche di eseguire i rilievi per un canale, di progettare e costruire strade, ponti, e quant'altro. 


Spero di aver dato una visione d'insieme dell'esercito romano, suscitando magari curiosità per queste antiche tecniche non del tutto perdute, dato che alcune delle strategie militari attualmente usate si rifanno proprio a quelle adoperate nell'antica Roma. L'Impero Romano è e resterà sempre un capitolo fondamentale della nostra storia, base del nostro vastissimo patrimonio culturale. La conquista continua di terre, , le opere pubbliche, l'organizzazione interna,furono alcuni dei fattori che lo portarono al massimo splendore. A noi resta il piacere della scoperta, dell'apprendimento, e della storia.






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