Importante per la storia della tecnologia è il settore
tessile. Fra tutti gli argomenti, molta attenzione e curiosità suscita la
seta, questo prezioso e seducente filamento. La seta è una fibra
proteica di un animale con la quale si possono ottenere tessuti tendenzialmente
pregiati. La seta viene prodotta da alcuni insetti dell'ordine dei
lepidotteri oppure dai ragni, la seta utilizzata per realizzare
tessuti si ottiene dal bozzolo prodotto da bachi da seta.
La seta nell’antichità
La scoperta della lavorazione della seta in Cina è stata
per lungo tempo ritenuta leggendaria. Secondo la tradizione, infatti, sarebbe
stata la sposa di Huangdi, il mitico Imperatore Giallo e leggendario padre
della civiltà cinese, vissuto intorno al 3.000 a.C., ad aver per prima
scoperto le proprietà del filamento prodotto dai bachi da seta.
Difatti, i più antichi reperti in seta riportati alla
luce provengono da siti della cultura tardo-neolitica di Liangzhu, fiorita
tra il 3.300 e il 2.200 a.C. nella Cina orientale, nei pressi del Lago Tai,
là ove si trovano oggi le moderne città di Hangzhou e Shanghai. Si tratta di
pochi ma significativi ritrovamenti: un frammento di tessuto e i resti di una
cintura in seta che tuttavia attestano inequivocabilmente come il materiale
serico fosse già noto agli antichi Cinesi proprio all’epoca indicataci dalle
leggende sull’Imperatore Giallo e la sua consorte.
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Da
quando l'Occidente la conobbe, proprio come il Giappone, venne colto da una
vera a propria passione nei suoi riguardi e, a Roma, Plinio si stupiva del
fatto che si potesse attraversare l'intero universo allora conosciuto, e a
prezzo di mille pericoli, “perché una dama romana potesse dare sfoggio del
proprio fascino sotto una garza trasparente”. Nella Città Eterna le sete, a
quel tempo, valevano letteralmente tanto oro quanto pesavano.
I cinesi
furono di gran lunga i primi a trarre la seta dal bozzolo del bruco della
farfalla Bombyx mori, un baco che si nutre della tenera foglia del
gelso (Morus).
L'allevamento
sistematico del baco da seta e lo sviluppo dell'industria tessile si possono
osservare, dal punto di vista archeologico, dal XIV secolo a.C., ovvero con due
dozzine di secoli d'anticipo sull'Occidente, che pure fin dall'inizio dell'era
cristiana si dimostra muto d'ammirazione e impaziente di scoprire il segreto
della fabbricazione di questo materiale meraviglioso, fine, soffice, morbido, a
trama fitta, flessuosa, e di superba freschezza. Doveva tali qualità alla
superiorità della sua fibra, eccezionalmente lunga; un filo di seta può
raggiungere chilometri di lunghezza, mentre le altre fibre tessili non superano
alcune decine di centimetri!
Si
capirà perciò che ben presto la Cina venne designata, oltre i propri confini,
come il paese della seta, a che i primi nomi che le vennero dati vi si
riferissero; la indicavano come Serinde, nome che oggi si riferisce
piuttosto alla regione del Xinjiang. La Cina fu anche la Serica,
il Sericum, il paese della seta (si in cinese) e dei
Serici.
Nel
III secolo, il monaco Denys le Périégète esprimeva tutta la propria
ammirazione: “I Serici fabbricano preziosi abiti elaborati, il cui colore
assomiglia a quello dei fiori di campo; sono talmente leggeri da
fare concorrenza alle tele di ragno”.
Del
resto, la Via della Seta, a ponente della Cina, che la mise in relazione con
l'Iran, l'India, l'Occidente ellenico e quindi romano, ebbe un'importanza
fondamentale per la sua civiltà; è attraverso questa strada dell'Asia centrale
che penetrarono in Cina il buddhismo, il mazdeismo, il nestorianesimo, durante
i nostri primi secoli, e poi l'islamismo, a partire dall'VIII secolo.
Marco Polo e il ‘Milione’
Riconducendomi
al nome del blog, amando la letteratura, e allo scopo di diffondere alcune
curiosità, mi piacerebbe parlare dello straordinario viaggio del veneziano
Marco Polo, e delle meraviglie da lui viste e raccolte nel suo celeberrimo
libro il 'Milione'.
Marco Polo si presenta come un uomo dotato di una straordinaria memoria che gli ha permesso di ricordare e di raccogliere in un libro, il Milione, le merveilles, meraviglie, del mondo, il riassunto di un viaggio durato ventisei anni. Fra l’altro il nome che oggi usiamo è posteriore alla stesura: risale al periodo in cui Marco ricominciò a lavorare al suo libro e, fra le varie aggiunte e cambiamenti, cambiò anche il nome. Il “Milione” deriva dal secondo nome del ramo dei Polo, Emilione.
Marco
viene liberato nel 1299 e fa ritorno a Venezia dove muore nel 1324, a
settant’anni. Fra i suoi beni, oltre a proprietà, stoffe e oggetti orientali,
vengono ritrovate le piastre d’oro che il Gran Kan consegnava a quelli che
viaggiavano per lui, affinché fosse loro consegnato tutto il necessario per il
viaggio attraverso le sue infinite terre.
Marco
Polo ci racconta nei primi diciannove capitoli il viaggio del padre e
dello zio, il loro ritorno a Venezia con l’incarico di chiedere al papa
Clemente l’invio di “cento uomini savi” nelle terre del Gran Kan per istruire i
popoli di quei luoghi sulle cose della religione cristiana. La madre del Gran
Kan, infatti, era di religione cristiana. Il Papa Clemente era però morto in
quei mesi. I Polo aspettarono tre anni l’elezione del nuovo Papa ma dovettero
poi ripartire. Portarono con loro alcune lettere della Santa Sede che
certificavano che il compito non era stato svolto poiché il Papa non era ancora
stato rieletto. In questi capitoli, Marco Polo ci racconta anche del suo arrivo
a Ciandu e del ritorno a Venezia. Dopodiché inizia l’ordinata descrizione delle
terre che ha visitato ( o di cui ha sentito parlare da persone fidate).
Non
si può negare che la storia del giovane Veneziano che a soli diciassette
anni aveva già visitato, o era in procinto di visitare, la maggior parte del
mondo allora conosciuto è davvero strabiliante. E’ molto più strabiliante
pensare che questo giovane ha poi messo per iscritto, con uno stile molto
catalogico, tutto ciò che ha visto, indirizzandolo ai suoi contemporanei, come
possiamo vedere nei punti in cui egli si rivolge a loro, per spiegarsi meglio o
per avvisarli dell’omissione di qualche informazione che potrebbe spaventarli.
Marco Polo tiene i suoi lettori per mano in questo grande viaggio attraverso
l’Asia. E i lettori si lasciano condurre senza fare resistenze, impegnandosi
per capire i punti più difficili o strani e per superare i problemi legati alla
traduzione. Nelle sue innumerevoli traduzioni l’Asia perfetta di Marco Polo
diventa incerta e sfuggente. L’originale di ciò che Marco ha visto è sparito
per sempre: l’Asia, in continuo movimento, ha fatto in modo che non rimanesse
memoria di alcun attimo rimasto uguale per sempre.
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