Il mio intento quest'oggi è di parlarvi di qualche curiosità sull'esercito romano, mostrandovene le tecniche, la furbizia, l'ingegno, e l'efficienza.
Anche se in questo caso si tratta di tecniche belliche, a chi non farebbe piacere un piccolo salto nel nostro glorioso passato ?
L'esercito romano fu l'insieme delle forze militari terrestri e di mare che servirono Roma antica, nella serie di campagne militari che caratterizzarono la sua espansione, dall'epoca dei sette re, alla Repubblica romana, all’epoca imperiale e fino al definitivo declino.
Anche se in questo caso si tratta di tecniche belliche, a chi non farebbe piacere un piccolo salto nel nostro glorioso passato ?
L'esercito romano fu l'insieme delle forze militari terrestri e di mare che servirono Roma antica, nella serie di campagne militari che caratterizzarono la sua espansione, dall'epoca dei sette re, alla Repubblica romana, all’epoca imperiale e fino al definitivo declino.
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[...] riguardo alla loro organizzazione militare, essi hanno questo grande
impero come premio del loro valore, non come dono della fortuna. Non è
infatti la guerra che li inizia alle armi e neppure solo nel momento dei
bisogno che essi la conducono [...], al contrario vivono quasi fossero nati con
le armi in mano, poiché non interrompono mai l'addestramento, né stanno ad
attendere di essere attaccati. Le loro manovre si svolgono con un impegno pari
ad un vero combattimento, tanto che ogni giorno tutti i soldati si esercitano
con il massimo dell'ardore, come se fossero in guerra costantemente. Per questi
motivi essi affrontano le battaglie con la massima calma; nessun panico li fa
uscire dai ranghi, nessuna paura li vince, nessuna fatica li affligge,
portandoli così, sempre, ad una vittoria sicura contro i nemici [...]. Non si
sbaglierebbe chi chiamasse le loro manovre, battaglie senza spargimento di
sangue e le loro battaglie esercitazioni sanguinarie. ''
(Giuseppe
Flavio, La guerra giudaica, III, 5.1.71-75.)
La
superiorità romana nelle imprese belliche era dovuta a vari fattori: la
perfetta organizzazione, il continuo addestramento, il cambiamento innovativo
dei mezzi e delle armi, la diversità dei luoghi o del nemico, che portavano ad
apprendere o ad inventare tecniche e strategie sempre nuove. Il tutto era
condotto con estrema consapevolezza, razionalità e creatività.
Il
cittadino romano sentiva parlare sin da piccolo delle incredibili gesta di
padri, nonni, avi; al che, sin dall'infanzia veniva addestrato alla vita
militare; studiava arte militare e trascorreva 10 anni di formazione negli
accampamenti e sui campi di battaglia.
Tutti
gli uomini della penisola erano chiamati alle armi. Dai 17 ai 45 anni erano
destinati alle guarnigioni mobili per il pronto impiego nei luoghi richiesti,
dai 45 ai 60 erano destinati alle guarnigioni territoriali per presidiare le
città in tempo di guerra.
Le
tecniche di questo periodo erano molto simili a quelle di altri popoli
italici, in particolare ai Latini, di cui Roma faceva parte, e
non dovevano essere di sicuro migliori di quelle utilizzate nella vicina Magna
Grecia. Si trattava di un combattimento semplice ma violento, non
particolarmente ordinato, tra poche centinaia di uomini dei vicini villaggi,
che poteva durare anche pochi minuti, difficilmente alcune ore.Vi era poi la
consuetudine di lanciare un potente grido di guerra per intimorire l'avversario,
prima dello scontro. A ciò si aggiungeva il fatto che spesso, sempre per
scoraggiare il nemico, venivano battute le aste o le spade contro gli scudi
generando un grande fragore: questo donava anche la sensazione di un esercito
molto numeroso, ben armato, e potente.
Ora
sulla base dei recenti ritrovamenti archeologici si è potuto notare che il
primo esercito romano, quello di epoca romulea, era costituito da fanti
che avevano preso il modo di combattere e l'armamento dalla civiltà
villanoviana della vicina Etruria. I guerrieri combattevano
prevalentemente a piedi con lance, giavellotti, spade, pugnali ed asce;
mentre solo i più ricchi potevano permettersi un'armatura composta da elmo e
corazza, gli altri una piccola protezione rettangolare sul petto, davanti al
cuore, delle dimensioni di circa 15 x 22 cm.
Il
combattimento, in verità, prevedeva, sulla base delle tradizioni omeriche,
una serie di duelli tra i "campioni" dei rispettivi schieramenti, in
genere tra i guerrieri più nobili, dotati di maggior coraggio e abilità (ad
esempio l'episodio tramandatoci degli Orazi e Curiazi), equipaggiati con
il miglior armamento. I patrizi ed i loro clienti più
ricchi, combattevano in prima linea, i soli a potersi permettere armature,
scudi, spade, elmi di qualità, oltre ad una cavalcatura.
L'esercito di Romolo,
descritto da Tito Livio, potrebbe essere stato, quindi, un'anticipazione
di quello di epoca successiva di Servio Tullio. Secondo Livio,
infatti, sarebbe stato Romolo a creare, sull'esempio della falange greca, la legione
romana, formata da 3.000 fanti e 300 cavalieri. La legione si disponeva su
tre file, con la cavalleria ai lati. Ogni fila di 1.000 armati
era comandata da un tribunus militum, mentre gli squadroni di
cavalleria erano alle dipendenze dei tribuni celerum.
Formidabili
l'esperienza e le tecniche dei Romani in fatto di guerra d'assedio.
Essi erano in grado di isolare rapidamente i luoghi da assediare. Vi
costruivano intorno un'ampia cerchia di fortificazioni, realizzavano terrapieni
che diventavano, piattaforme su cui si innalzavano le macchine da guerra: alte
torri mobili per avvicinarsi alle mura nemiche; arieti - travi con testa di
metallo, sospesi entro tettoie mobili - per aprire brecce nelle mura; catapulte
e baliste per scagliare grossi dardi e proiettili di ogni genere.
Il
soldato romano era in grado di fare lunghe marce, procedendo con una buona
velocità e con un pesante bagaglio che si aggirava sui 40 kg. Ogni
legionario portava infatti con sè le armi e le attrezzature per
l'accampamento, nonchè viveri per 15 giorni e oltre. Partendo da Roma, le
legioni erano in grado di raggiungere Brindisi in 15 giorni, Colonia in 67,
Antiochia in 124, compresi i 2 di navigazione. Questa velocità di
trasferimento delle truppe, straordinaria per il mondo antico, era possibile
grazie anche al fitto ed efficiente sistema viario che nella storia di Roma ha
sempre ricoperto una decisiva importanza strategica.
Oltre all'Italia l'Africa, la Spagna, la Gallia, la Britannia
erano percorse da una fitta rete di vie di comunicazione che, nate come
strumenti di dominio, svolsero poi anche una fondamentale funzione
civilizzatrice.
Quando
le truppe romane marciavano in un territorio nemico, ogni sera le legioni,
anche per la sosta di una sola notte, scavavano un campo trincerato secondo un
modello ricorrente: di forma quadrata, era circondato da un fossato, protetto
da una trincea (vallum) realizzata con la terra scavata dal
fosso e con una palizzata. Il campo aveva quattro porte, una per lato: la pretoria, di fronte
al nemico, la decumana dalla parte opposta, mentre le altre
due si chiamavano principali.
In
epoca imperiale l'estensione dei confini impose la necessità di un esercito
permanente, perciò la leva si basò su coscrizione volontaria, costituendo un
esercito professionale, necessario perchè la sopravvivenza dell'Impero non
poteva essere salvaguardata da truppe occasionali.
Nei
periodi di pace i soldati venivano impiegati non solo nella costruzione e nella
manutenzione di apprestamenti militari, ma anche in lavori di pubblica utilità.
Ogni legione aveva nel suo organico degli specialisti, genieri, capaci non solo
di edificare o abbattere mura e fortificazioni, ma anche di eseguire i rilievi
per un canale, di progettare e costruire strade, ponti, e quant'altro.
Spero
di aver dato una visione d'insieme dell'esercito romano, suscitando magari curiosità
per queste antiche tecniche non del tutto perdute, dato che alcune delle
strategie militari attualmente usate si rifanno proprio a quelle adoperate
nell'antica Roma. L'Impero Romano è e resterà sempre un capitolo fondamentale
della nostra storia, base del nostro vastissimo patrimonio culturale. La
conquista continua di terre, , le opere pubbliche, l'organizzazione
interna,furono alcuni dei fattori che lo portarono al massimo splendore. A
noi resta il piacere della scoperta, dell'apprendimento, e della storia.